Oronte re de’ Sciti, Venezia, Rossetti, 1740

Vignetta Frontespizio
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Atrio magnifico della regia, corrispondente alla piazza, con archi trionfali e trono da un lato. In lontano, sole che spunta.
 
 ORONTE, TARPACE e popolo
 
 Oronte
 Esequisti il comando?
 Tarpace
                                           Ogni tumulto
 è sedato, o signor. Su questi altari
 non vi sarà chi ardisca
 la tua imago sdegnar. Qual imponesti,
555obediente mira
 a’ tuoi cenni la plebe e i grandi ancora,
 ognun ti teme, ognun ti cole e onora.
 Oronte
 Or son sudditi miei. Spento Alcamene,
 non v’è chi mi contrasti
560di Dacia il regno. Ma dov’è Artalice?
 Ebbe ella pure il cenno mio; non viene?
 Qual novello pretesto or la trattiene?
 Tarpace
 Dall’Oriente appena
 vedi che spunta il sol. L’ora è importuna
565per femina gentil. Fu dalle guardie
 avertita però; ma pria che adorna
 siasi qual suole il feminil costume,
 molto alzarsi vedrem del sole il lume.
 Oronte
 Vanne, vanne, Tarpace; a me la guida
570anche incolta ma tosto. Io su quel trono
 voglio salir e di salirvi il modo
 sai che mi presta d’Artalice il nodo.
 Risparmiar la forza
 voglio, se posso.
 Tarpace
                                È sano il tuo consiglio.
575Se vuoi farti temer, non dar principio
 dall’estremo terror. L’odio piuttosto
 questo t’acquisteria. Regola il volgo
 prende dai primi moti
 del novello monarca. È la pietade
580facile incanto e necessario. Oh come
 temperata fierezza
 l’anime, o sire, al nuovo giogo avvezza!
 
    Se spiegò le prime vele
 il nocchiero in lieta calma,
585l’aure amiche, il mar fedele
 spera sempre ritrovar.
 
    Ma se avezzo è fra tempeste
 a solcar il mar che freme,
 l’onde irate sempre teme.
590Teme sempre infido il mar.
 
 SCENA II
 
 ORONTE, popolo, indi TARPACE che torna
 
 Oronte
 Popoli, in voi raviso
 l’eccesso del dolor. Vi compatisco,
 tutto da voi l’esigge
 d’Alcamene il destino. Abbia il dolore
595però giusti confini. Il zelo vostro
 ah non ecceda tanto.
 Basta così; non vi avvilisca il pianto.
 Io di voi prenderò paterna cura;
 salirò su quel soglio
600solo per vostro ben. Se non avrete
 Alcamene per re, vostra regina
 Artalice sarà. Come natura
 moltiplicò in due volti
 le medesme sembianze, i doni stessi
605moltiplicò in due cori
 prodigiosa virtù. Nel di lei volto
 effigie del german, nel di lei core
 parte del genitor, prendete, amici,
 delle vostre speranze i lieti auspici.
 Tarpace
610Ah sire...
 Oronte
                    Che sarà?
 Tarpace
                                         Tremo nel dirlo;
 il tuo duolo preveggo.
 Oronte
                                          Ah non tenermi
 più sospeso così.
 Tarpace
                                 Tornar le guardie.
 Oronte
 E Artalice dov’è?
 Tarpace
                                  La cerchi invano.
 Oronte
 La cerco invano? Oh stelle!
615Dimmi; che fu?
 Tarpace
                                Signore,
 questo foglio tel dica; io non ho cuore.
 Oronte
 «Artalice ad Oronte. Empio tiranno (Legge)
 or contento sarai. L’ingorda sete
 sazierai di regnar. Tu desti morte
620al germano infelice, io da me stessa
 morte or or mi darò; sì, per sottrarmi
 dal tuo crudele aspetto,
 dalla regia nell’onde ora mi getto».
 Vanne, vola, Tarpace. Ella, lo spero,
625o non gettossi ancora o viva ancora
 nuota fra l’onde. Va’, gl’astri severi
 si deludan; si salvi.
 Tarpace
                                      Invan lo speri.
 Tutto tentar le guardie
 pria di recarti un sì funesto aviso.
630Era appena la notte a mezzo il corso,
 quando vi fu chi vide
 del pianeta notturno al dubio raggio
 aprir soglia terrena. Indi dell’Istro
 l’onde scuoter udì. Colà le spoglie
635d’Artalice trovar. Colà il funesto
 foglio fatal.
 Oronte
                        Che fiero colpo è questo!
 Perfidissime stelle, iniquo fato,
 è vendetta cotesta
 contro d’un che non teme il poter vostro?
640Mi togliete ad un punto
 il piacer d’una sposa,
 le ragioni d’un regno? Ah no, del regno
 non mi torrete il dritto;
 se rapirmi la sposa a voi fu dato,
645perfidissime stelle, iniquo fato,
 vuo’ regnar a dispetto (Sale in trono)
 de’ numi e del destin. Popoli, io sono
 il vostro re. Sarò, se mi sdegnate,
 sarò il vostro tiranno. Eccomi in soglio.
650Su via, se v’è chi ardisca
 d’opporsi al mio voler, se v’è chi aspiri
 a far ch’io scenda o cada,
 venga pur, ch’io l’attendo; ecco la spada. (Impugna la spada)
 
 SCENA III
 
 ERMONDO e detti
 
 Ermondo
 Che fai, signor, sovra quel soglio?
 Oronte
                                                               Io regno;
655v’è chi si opponga?
 Ermondo
                                      Sì.
 Oronte
                                              Qual è l’audace
 che a contrastarmi or viene
 questo trono di Dacia?
 Ermondo
                                            Egli è Alcamene.
 Oronte
 Alcamene morì.
 Ermondo
                                T’inganni; ei vive;
 vittorioso ritorna ed a momenti
660tu stesso lo vedrai.
 Oronte
                                     Deliri o menti.
 Ermondo
 Non odi ancor d’intorno
 lo strepito guerrier che lo precede?
 Eccolo; gli occhi tuoi ti faccian fede. (Si vede di lontano venir Alcamene preceduto dall’esercito)
 Oronte
 Come! Tarpace, oh dei! Qual tradimento,
665qual inganno è mai questo? (Scende impetuoso dal trono)
 Tarpace
                                                      Ah ti deluse
 Orcane traditor.
 Oronte
                                 Che mi consigli?
 Che dobbiam far?
 Tarpace
                                    È tempo
 l’ira di moderar. Con finta pace
 copri, signor, lo sdegno.
 Oronte
670Ah sofrir troppo a lungo io non m’impegno.
 
 SCENA IV
 
 A suono di sinfonia s’avanza ARTALICE in abito virile framezzo il popolo, che se le inchina, e detti
 
 Oronte
 Parmi ancor di sognar. (Piano a Tarpace)
 Tarpace
                                             Perché, signore,
 me non scegliesti ad isvenar costui? (Piano tra di loro)
 Oronte
 Da chi men mi credea tradito io fui.
 Ermondo
 (Cara, freme il tiranno).
 Artalice
                                               (Ebbe il mio foglio?) (Piano fra di loro in distanza)
 Ermondo
675(Lo lesse e gli credé. Giovò all’inganno
 l’abbandonata spoglia,
 il tempo, il sito e la mal chiusa soglia).
 Artalice
 Grazie, o numi pietosi, (S’avanza)
 veggo pur il mio trono.
 Oronte
                                            E in me tu vedi,
680prence, l’amico tuo.
 Artalice
                                       Tu, re de’ Sciti,
 nella regia di Dacia? E lieto incontri
 Alcamene così? Non sei tu Oronte,
 quel che del padre mio
 crudo il sangue versò?
 Oronte
                                           Sì, quel son io.
 Tarpace
685(Frena l’ira). (Piano ad Oronte)
 Oronte
                            (Non posso).
 Artalice
                                                      Ermondo, vieni,
 vieni al mio sen. Posso a mia voglia alfine
 pur abbracciarti. L’amicizia nostra
 gioir potrà, dallo spavento immune
 del tiranno destin. Sì sì, godremo
690libero il nostro affetto.
 Ermondo
                                           Ancora io tremo. (Da sé)
 Artalice
 Signor, se non ti è grave, (Ad Oronte)
 lasciaci in libertà. Deggio ad Ermondo
 a lungo favellar. Di rivedermi
 ti additerò fra poco,
695doppo un breve riposo, il tempo e il loco.
 Oronte
 (Odi come favella? (Piano a Tarpace)
 Come impone superbo? Ah mi divora
 l’acceso sdegno mio).
 Tarpace
                                         (Deh sofri ancora).
 Artalice
 Vuoi partir? Vuoi restar? Parla; cotesto
700orgoglioso silenzio
 fa di te sospettar. D’amico il nome
 non ricusai da te. Saprò egualmente
 quel di nemico non curar. Dichiara
 la tua mente, il tuo cor. Sdegno ed affetto
705infiammano a vicenda anche il mio petto.
 Oronte
 Non mi credea sì audace
 Alcamene mirar d’Oronte in faccia.
 Trovar nel re de’ Sciti
 de’ soggiogati Traci
710l’avvilito valor non lusingarti.
 
    Non mi conosci ancor,
 parli né sai con chi,
 la mia fierezza un dì
 farà tremarti. (Parte)
 
 SCENA V
 
 ARTALICE, ERMONDO, TARPACE e popolo come sopra
 
 Artalice
715Olà; parta ciascun. (Parte il popolo, restando poche guardie in distanza)
 Tarpace
                                      (Che mi consigli,
 sventurato mio cor? Dobbiam per sempre
 perder Amasia e la speranza e il frutto
 della fé, dei sospiri? Ora in Oronte
 che mi lice sperar? Eh di seguirlo
720l’opportuna stagion finì, Tarpace;
 se cangia il vento, allora
 anche il cauto nocchier volge la prora). (Da sé frattanto che parte il popolo)
 Artalice
 E tu non parti?
 Tarpace
                               Attendo,
 signor, da tua pietà d’udirmi il dono.
 Artalice
725Sei amico d’Oronte?
 Tarpace
 Nacqui suddito a lui. Cangiar signore
 è il mio voto però. Deh tu concedi...
 Artalice
 Ne parlarem. Non è opportuno il loco.
 Tarpace
 (Tornami in sen la speme a poco a poco). (Parte)
 
 SCENA VI
 
 ARTALICE ed ERMONDO con poche guardie
 
 Artalice
730Su via, sfogati, Ermondo;
 dimmi infedel; dimmi incostante; accendi
 di geloso furore
 il tuo volto, il tuo labro ed il tuo core.
 Ermondo
 Non più, bell’idol mio, non tormentarmi
735co’ rimproveri tuoi. Li merto, è vero,
 ma ti chiedo pietà.
 Artalice
                                     Mira sin dove
 l’affetto mi guidò. Stenti e perigli
 per te solo incontrai. Sai s’io potevo
 con Oronte regnar. Ah morir voglio
740teco raminga o seder teco in soglio.
 Ermondo
 Il sagrificio è grande;
 arrossisco in pensarlo; anima mia,
 chi compensar potrebbe
 tant’amor, tanta fé? Per me dell’empio
745sei esposta allo sdegno. Ah qual consiglio
 in tant’uopo, idol mio?
 Artalice
                                            Destando Alcasto
 va ne’ Daci il coraggio. Io qui l’attendo.
 Poscia risolverò.
 Ermondo
                                 Di me disponi
 nel bisogno maggior. In tua difesa
750il sangue spargerò. D’un bel coraggio
 tu accendesti il mio cor.
 Artalice
                                              Amami; io questo
 solo voglio da te.
 Ermondo
                                 Sì, mio tesoro.
 Tu sei l’idolo mio; te sola adoro.
 Da que’ begl’occhi appresi
755ad accendermi il cor di puro affetto;
 tu il primo, il solo oggetto
 fosti e sarai dell’amor mio. Ti è nota,
 unica mia speranza,
 la mia fé, l’amor mio, la mia costanza.
 
760   Cara, lo sai s’io t’amo,
 se l’idol mio tu sei;
 morir, mio ben, saprei
 ma non mancar di fé.
 
    In testimon io chiamo,
765mia vita, i tuoi bei lumi
 che furono que’ numi
 che mi legaro a te.
 
 SCENA VII
 
 ARTALICE, indi AMASIA
 
 Artalice
 Sommi dei, proteggete
 questo regno infelice, ah non trionfi
770un barbaro, un tiranno
 che le leggi calpesta,
 che la pietà detesta,
 che voi non cole e onora.
 Amasia
 Ed è vero, mio ben, che vivi ancora?
 Artalice
775Amasia, mi conosci?
 Amasia
                                        Ah che mi chiedi?
 S’io conosco il mio bene?
 Il mio sposo diletto, il mio Alcamene?
 Artalice
 (Misera!) (Da sé guardando Amasia)
 Amasia
                      Oh quanto pianto
 mi costa, o caro, la mentita voce
780che trafisse il mio cor. Volea seguirti
 morendo anch’io; pur mi diceva il core:
 «Vive, vive il tuo bene». Idolo mio,
 ma guardami, ma parla. Oh dio! Tu taci?
 Ti scordasti di me? Non son io forse
785più la speranza tua? Numi, sarebbe
 questo nuovo dolore
 de’ passati dolori assai maggiore.
 Artalice
 (Mi fa pietà). T’accheta.
 Io t’amo sì ma ti lusinghi invano...
790Sappi... (Che fo?) (Da sé)
 Amasia
                                    Segui, spietato, e dimmi
 che mi sdegni tua sposa.
 Artalice
                                               (È crudeltade
 sofrir il suo dolore). (Da sé)
 Sappi, o bella, ch’io son...
 
 SCENA VIII
 
 ALCASTO e detti
 
 Alcasto
                                                Vieni, o signore.
 Te solo attende il gran consiglio. È piena
795de’ vassalli la regia. Ognun sospira
 di rivederti ed offerirti in voto
 l’amor, la fedeltà.
 Artalice
                                   Vadasi dunque
 gli amici a consolar. (In atto di partire)
 Amasia
                                        Così mi lasci?
 Così parti da me? Spiegami almeno
800la segreta cagion che nel tuo cuore
 forma a’ miei danni un sì fatal contrasto.
 Artalice
 Ciò che brami saper chiedi ad Alcasto.
 
    T’inganna il mio sembiante
 ma non t’inganna il cor.
805Io t’amo e son costante
 ma inutile è l’ardor,
 la speme è vana.
 
    Tu il suo dolor consola, (Ad Alcasto)
 tu parlale per me;
810tu dille che le invola
 lusinga di mercé
 sorte inumana. (Parte colle guardie)
 
 SCENA IX
 
 AMASIA ed ALCASTO
 
 Amasia
 Ah non tenermi in pene,
 dimmi, Alcasto, chi a me toglie il mio bene?
 Alcasto
815(Non si avventuri il ver). Povera Amasia,
 ti compatisco. Meritava invero
 più costanza il tuo amor. Novella fiamma
 arde il cor d’Alcamene.
 Amasia
                                             Oh me infelice!
 Chi creduto l’avria? Poté scordarsi
820de’ giuramenti suoi! Né teme l’empio
 i fulmini del ciel?
 Alcasto
                                   Non è del tutto
 teco ingrato però. Se del suo core
 è costretto a privarti, ei ti provide,
 bella, d’un altro cor.
 Amasia
                                       L’affetto mio
825v’è chi spera ottener?
 Alcasto
                                          Sì, son quell’io.
 Amasia
 Ah perfido! T’intendo. Hai congiurato
 tu pure a’ danni miei. Tu l’hai sedotto.
 Mi abbandona per te. Ma l’odio mio
 sempre attendi maggior. Crudele, aspetta
830in mercé del tuo amor la mia vendetta.
 
    Perfido mostro,
 ti aborrirò.
 
    M’hai tu involato
 l’idolo amato;
835per te son misera;
 smanio per te.
 
    Di sdegno armata,
 ti punirò.
 
    Quel traditore
840barbaro core
 vuo’ veder lacero
 per tua mercé.
 
 SCENA X
 
 ALCASTO solo
 
 Alcasto
 E non dirò esser nato
 d’una perfida stella ai neri auspici?
845Misero me! Della mia fede il frutto
 son minaccie ed oltraggi. Ah d’Alcamene
 sapia il destin. D’ogni lusinga priva,
 forse cangiar d’aspetto
 mirerò il suo dolor. Ma sofrir deggio,
850finché miglior destino
 assicuri la pace al nostro regno,
 del bell’idolo mio l’ingiusto sdegno.
 
    M’accendon due lumi
 di fronte serena
855ma più m’incatena
 di gloria l’amor.
 
    Sarebbe un oggetto
 d’eterno mio pianto
 tradir per l’affetto
860la fede, l’onor.
 
 SCENA XI
 
 Galeria con due porte laterali. In mezzo una gran loggia aperta che guarda sopra l’Istro e sedie.
 
 ARTALICE e guardie su le porte, indi TARPACE
 
 Artalice
 Venga Tarpace. De’ nemici ancora (Parte una guardia)
 s’approfitti chi può. Tal da veleno
 l’antidoto sa trar medica mano.
 Venga Tarpace e non favelli invano.
 Tarpace
865Signor, s’io ti dicessi
 che van desio di novità mi sprona,
 ch’odio il mio re, che temo
 il tuo valor, la tua fortuna, avresti
 dubio a crederlo, il so. Non è codardo,
870non è vil, non è ingrato,
 non infedele è di Tarpace il core.
 Libero venni e la mia guida è amore.
 Artalice
 Sospetto è il condottier. Chi m’assicura
 della tua fedeltà?
 Tarpace
                                  Prova esebisco
875d’ogni dubio maggior. T’insidia Oronte,
 Alcamene, la vita. Io so le trame;
 di prevenirle il modo
 additarti saprò.
 Artalice
                                Tosto i disegni
 svela del traditor.
 Tarpace
                                   Se non m’accordi
880la bramata mercé, morirò prima
 che l’arcano svelar.
 Artalice
                                     Che mai pretendi?
 Spiegati ed otterrai.
 Tarpace
                                        Molto ti chiedo,
 signor, il so; ma val la vita assai
 più d’una sposa. Amasia è l’idolo mio.
885Cedila e viverai.
 Artalice
                                 Tutte Alcamene,
 tutte sul cuor d’Amasia
 cede a te le ragion.
 Tarpace
                                     Stelle! M’inganni?
 La tua sposa mi cedi?
 E sì tosto? E sì franco? Ah mi deludi.
 Artalice
890A tutti i dei lo giuro.
 Ella mia non sarà; vivi sicuro.
 Tarpace
 M’affido a te. Sappi, signor, che Oronte
 un foglio avelenò, che vuol con quello
 farti perir; guardati... Oh dei! Sen viene.
895Veggo i soldati sui.
 Non mi lascio trovar teco da lui. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 ARTALICE, poi ORONTE
 
 Artalice
 Che de’ regi e de’ regni
 la pietà degli dei vegli in difesa
 neghi chi può. Che i fulmini degli empi,
900che de’ giusti il conforto e i beni e i mali
 e le varie vicende
 alla mente dell’uom strane e remote
 non derivin dal ciel dica chi puote.
 Grazie o numi di tanta
905vostra bontà; ne sarò grata; il culto
 vostro promoverò. Ma che! L’audace
 cinto sen vien d’armati? (Viene Oronte con soldati, quali s’arrestano)
 Oronte, i tuoi soldati
 non ardiscan passar coteste soglie.
 Oronte
910Amici, a’ cenni miei quivi restate.
 Artalice
 Guardie, l’ingresso a custodir vegliate.
 Oronte
 Di che temi, Alcamene?
 Artalice
                                              Io temo tutto
 dove albergano i Sciti.
 Oronte
                                           E pur dovresti
 non confonderti più; nel gran consiglio,
915dove non fu d’Oronte
 tolerato l’accesso, avranno i Daci
 nelle man del suo re giurato a gara
 la rovina de’ Sciti.
 Sediam. Narrami, amico,
920in pochi accenti il mio destin raccolto. (Siede)
 Artalice
 (Il tuo perfido cuor conosco al volto). (Da sé e siede)
 Vuoi saper che fu detto
 nel consiglio di te? Non adirarti
 e il ver ti narrerò.
 Oronte
                                   Parla; disposto
925tutto sono a sofrir.
 Artalice
                                    Disse taluno:
 «Crudo è d’Oronte il cor». Provò l’accusa
 colla strage de’ Daci,
 col regno mio che per te geme e langue,
 del loro re, del genitor col sangue.
930Altri disse: «È tiranno; usurpar tenta
 avido i regni altrui. Minaccia, opprime,
 non serba fé...»
 Oronte
                               Ribaldi...
 Artalice
 Ramentati l’impegno.
 Sofri; non ti sdegnar.
 Oronte
                                          No, non mi sdegno.
 Artalice
935Tutto acceso nel volto
 di pietoso furor, de’ padri il primo:
 «Egli è un empio» sclamò; «l’orme seguendo
 de’ barbari costumi,
 odia il culto divin, dispreggia i numi».
940Tutto non dissi ancor; fiero, spietato
 chi ti chiamò, chi sconoscente, ingrato...
 Oronte
 Ah soffrir più non posso.
 Artalice
                                                Odimi. Io stesso
 tanto ardire frenai. «Non tocca a voi»
 dissi «un re giudicar. Estinse il fato
945Decebalo, non lui. Sol coi superbi
 egli è superbo e fiero».
 Non è vero, signor?
 Oronte
                                      Dicesti il vero.
 Artalice
 Sì per te m’impegnai che partiresti
 tosto di Dacia e che già mai pensasti
950questo soglio occupar.
 Oronte
                                           Mal t’impegnasti.
 Artalice
 Come! Il regno di Dacia
 non è mia eredità?
 Oronte
                                      D’una vittoria
 non vuo’ perder il frutto.
 Artalice
                                                Il so, Artalice,
 l’unica mia germana,
955brami in isposa. Amore
 t’accende e ti trasporta.
 Sì, sarà tua.
 Oronte
                         Ma se Artalice è morta.
 Artalice
 Come! Morta Artalice?
 Oronte
                                            Ah sì, nell’onde
 si sommerse e perì. Qui fur trovate
960le spoglie sue. Da questa loggia istessa
 ella precipitò.
 Artalice
                            Ma che la indusse
 la sua morte a incontrar?
 Oronte
                                                Nol so. Pretese
 seguir del tuo destin... Basta; non manca
 a femina leggiera
965la ragion d’esser folle.
 Artalice
                                          Eh non ti credo.
 Scorgo che ti confondi.
 La uccidesti tu stesso o tu l’ascondi.
 Oronte
 (Opportuno è l’incontro). A me nol credi?
 Questo foglio tel dica.
970Ella stessa il vergò. Pria che la morte
 ricercasse fra l’onde, a me l’ingrata
 fece l’infausto don. Prendi, Alcamene,
 questo de’ suoi furori
 testimonio crudel; leggilo (e mori). (Da sé)
 Artalice
975(Fosse il foglio mortale!) Ah che m’invola
 delle luci il poter la doglia estrema.
 Signor, l’infausto foglio
 leggi tu per pietà.
 Oronte
                                   Forse al mio labbro
 tutto non crederai. Deh mira almeno
980se le note son sue.
 Artalice
                                    (Questo è il veleno). (Da sé)
 Sì sì, ti crederò.
 Oronte
                                Mi stanca ormai
 la pertinacia tua. Leggilo. (Porge con violenza il foglio ad Artalice. Ella lo prende e si leva)
 Artalice
                                                  Invano
 lo speri, o traditor. Guardie, serbate
 questo di sua perfidia (Dà il foglio ad una guardia)
985testimonio crudel. So che m’insidi,
 empio, la vita e il soglio.
 So che chiusa è la morte entro quel foglio.
 Oronte
 Dunque saprai che devi
 morir per le mie man.
 Artalice
                                            Perfido, invano
990ti lusinga il furor.
 Oronte
                                   Soldati, entrate; (I soldati d’Oronte si avanzano alla porta e sforzano la guardia)
 eseguite il comando.
 
 SCENA XIII
 
 ERMONDO dall’altra porta con soldati e detti
 
 Ermondo
                                        Empi, fermate. (Parte delli soldati d’Ermondo pongono in fuga quelli d’Oronte, gli altri assaliscono il medesimo Oronte)
 Artalice
 Opportuno soccorso!
 Oronte
                                        (Ah son perduto).
 Ermondo
 O cedi il ferro o morirai.
 Oronte
                                               La spada
 vivo non cederò! (I soldati si gettano adosso ad Oronte e lo disarmano a forza)
 Artalice
                                  L’indegno cada.
 Ermondo
995Pera il crudele.
 Oronte
                               Ah vili,
 tutti contro di me?
 Artalice
                                     Sì traditore,
 hai nemico anche il cielo.
 Ermondo
                                                 I Sciti stessi
 t’aborriscono ancora. I rei disegni
 Tarpace publicò. Fu suo consiglio
1000prevenir le tue trame.
 Oronte
                                           Empio vassallo!
 Ermondo
 Principe, sul nemico (Ad Artalice)
 usa la tua ragione. Io volo intanto
 de’ suoi barbari sciti
 la regia a solevar.
 Artalice
                                   Sì, vanne; oh quanto
1005questo invitto coraggio in te mi piace!
 Ermondo
 Il tuo esempio, signor, mi rese audace. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 ARTALICE, ORONTE disarmato e soldati
 
 Artalice
 Guardie, il reo vi consegno. Ei custodito
 qui sia da voi, sin che il tumulto ceda.
 Indi in carcere orrenda
1010quel traditore il suo destino attenda.
 Oronte
 Alcamene, che fai? Vieni e mi svena.
 Segui la sorte tua.
 Artalice
                                    No; vivi e pena.
 Oronte
 E son barbari i Sciti! Ah qual di questa
 tirannide maggior! Saria la morte
1015lieve pena per me? Vuoi tormentarmi
 scelerato così?
 Artalice
                             Ma non è questo
 il tormento maggior che ti destino.
 Quando saprai qual mano
 trionfato ha di te, perfido, indegno,
1020morirai di dolor più che di sdegno.
 
    Barbaro traditor
 no, non sperar pietà.
 (Oh quanto fremerà
 nel ravisarmi!)
 
1025   Barbaro traditor
 vuo’ vendicarmi.
 
    Non mi conosci ancor,
 parli né sai con chi.
 A tuo dispetto un dì
1030godrò svelarmi.
 
 SCENA XV
 
 ORONTE e soldati
 
 Oronte
 Ah che dirmi potrai? Lo so, mi vinse
 di Decebalo il figlio,
 di Artalice il germano,
 di Daccia il successor, quel ch’io non seppi
1035far più cauto perir, quel che scoperti
 ha li disegni miei;
 che vuoi dirmi di più! So qual tu sei.
 Iniquissima sorte, io sarò dunque
 scherno de’ miei nemici! Il re de’ Sciti
1040sotto l’infame scure
 il collo piegherà? V’è ciel? V’è inferno?
 V’è chi soccorrer possa
 un monarca infelice? Ah che vaneggio!
 Sordo ciel, crudo inferno! Io perir deggio.
 
1045   Barbara sorte,
 dov’è la morte!
 Venga una spada,
 venga a svenarmi.
 
    Ah che spietato
1050l’iniquo fato
 non è ancor sazio
 di tormentarmi.
 
    Ma se sottrarmi
 non posso altronde,
1055saprò nell’onde
 precipitarmi. (Si getta dalla loggia nel fiume)
 
 Fine dell’atto secondo